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saliscale Adelman .it
Ho ritenuto la cosa migliore per spiegare - chi siamo - di ricorrere anche ad un po' di letteratura scritta di mio pugno e tramandare così certe storie finora soltanto raccontate oralmente che ritengo utili alla conoscenza ed anche attinenti ai temi di questo sito .
Qui si narrano aneddoti o storielle forse strane ma vere come lo siamo noi nativi di queste colline .
Qui nell' alta Langa si usava molto caratterizzare i nomi delle persone , logicamente battezzate in italiano , strizzandoli con fantastiche invenzioni linguistiche e dialettali basate sull' uso di diminutivi manipolati molte volte fino allo stremo della parola prima di essere accettati e condivisi da tutta la gente del posto .
Se nascevi Filippo potevi vivere tutta la vita da Lipinot , oppure per esempio , Filipu , Filipot , Pinotu, Pinot , Notu , Lipinot , etc.
Sta di fatto che il soprannome deve descrivere il carattere , l'aspetto , la presentazione e quello che gli altri pensano di te , perciò se oltre ad essere battezzato Filippo hai una certa corporatura sei un misero contadino dell' alta Langa e per quanto riguarda il tuo curriculum vitae non hai altra specializzazione che quella di affrontare la miseria di tutti i giorni magari anche trascurando i buoni propositi , Lipinat con la (a) è il miglior risultato di tutta la complessa equazione linguistica.
Spiegato in italiano Lipinat è un piccolo uomo di nome Filippo non troppo buono con cui non è facile andare d' accordo .
Per fedeltà alla consuetudine antichissima di allegare ai personaggi la località di origine è così che è esistito e viene ricordato "Lipinat di Pratonoero"
Per il pover uomo è una delle poche trasgressioni che gli sono permesse ,
inventare per sopravvivere .
Trovo veramente notevole dei personaggi l' aver fatto cose che risultano tramandabili universalmente e oralmente in modo vivido anche da coloro che non li hanno neppure conosciuti personalmente .
Un contadino potrà essere carogna fin che si vuole ma finisce sempre per subire la pena perchè costretto a vendere le sue cose a gente altrettanto capace
ed anche per Lipinat andare al mercato diventava una lotta in cui vincere o morire .
I mercati si facevano settimanalmente in tutti i paesi della Langa proprio per il commercio dei prodotti agricoli tra cui le Tume , formaggette tipiche prodotte in modo casereccio genuino e semplice in piccole quantità da chiunque aveva uno o più animali da mungere .. cioè quasi tutti .
Allora come oggi bisognava anche saper pubblicizzare ed elogiare i propri prodotti per non soccombere alla spietattezza delle leggi di mercato e .. col solo titolo di studio di terza elementare ..
Forse perchè non conosceva la parola genuine o forse perchè ... illuminato ... quella volta che nessuno sembrava apprezzare ne voler acquistare i suoi formaggi Lipinat si mise ad urlare al mercato
" queste qui sono tume umane! "
Non credo che i creativi pubblicitari al servizio delle multinazionali dell' alimentazione abbiano saputo fare meglio finora !
Non esistono altri ricordi che quelli consapevoli e questi non vanno oltre i primi anni dell' infanzia .
Quando aprii gli occhi sul mondo mi sentii di fatto una parte di questo mentre entravo con il mio essere bambino sul teatro della vita , il mio copione volle che fossi attaccato di casa con il fabbro del paese , il cantoniere , il muratore .
Non ho imparato più nulla oltre le cose che vedevo fare tutti i giorni da queste persone e forse avevo già imparato quanto basta osservandoli lavorare con quella infinita costanza per interminabili lunghissime ore .
Il suono dell' incudine mi arrivava nelle orecchie curiose da dentro quell' officina nera di carbone , gli odori della saldatura le interminabili smerigliate di rifinitura la martellina del saldatore di quel uomo che si lasciava osservare da noi bambini ma alla giusta distanza di rispetto e di sicurezza .
Non ho mai immaginato che un giorno avrei fatto simili cose ma di sicuro mi ritrovai capace di farle quando ne ebbi bisogno .
In fondo si trattava di fare gli stessi gesti visti ripetere migliaia di volte , la posizione del corpo , alzare il martello con le mani strette e scendere con sicurezza e precisione .
Sicuramente fu allora che imparai a fare il fabbro e lavorare i metalli senza sforzarmi oltre quello che potrebbe - qualsiasi ragazzino di quasi 5 anni -
In quella locanda del paesino poco distante da noi resa famosa dalla frequentazione dell' illustre Bepe Fenoglio si era avviata da qualche sera una discussione particolare tra quegli avventori abitudinari .
Il paese mezzo bruciato dai tedeschi , il primo dopoguerra , il richiamo della città , la gente che se ne andava questi erano gli argomenti del tempo con cui si passava qualche ora insieme da Placido prima di scomparire ognuno nelle nebbie autunnali del Belbo diretti verso casa propria .
Ma quel gruppetto di giovani contadini seduto a corollario intorno all' Eugenio a quel tavolino della locanda era immerso in un particolare discorso , Eugenio raccontava infatti la propria esperienza dopo essere tornato al paese sfollato da Torino .
L' ho conosciuto anche io personalmente lo straordinario Eugenio , meccanico , autista , fabbricatore di zoccoli , persona bella e straordinaria per intelletto e forza d' animo , ma torniamo al discorso .
Infatti il relatore spiegava con entusiasmo del funzionamento dei treni a Torino addentrandosi
in argomentazioni tecniche divulgando a mo di istruzione popolare quelle materie .
Va fatto presente che tra quelle persone si parlava solo in dialetto piemontese in cui la locomotiva si chiama normalmente " u trenu " mentre le carrozze " i vagun " , così quella sera era del " trenu " che l' Eugenio stava illustrando ,ossia di come le locomotive sviluppassero le loro forze , la loro energia , le loro grandi prestazioni meccaniche .
Figuratevi i volti degli ascoltatori assorti a immaginare , la brillante oratoria del loro maestro , l' interesse respirabile anch' esso col fumo di trinciato forte presenti in quella grande stanza , fu in quel momento gia di suo memorabile che il Nino che aveva ascoltato attentamene fu illuminato di suo e parlò così ;
" u trenu 'l è propi na machina straurdinaria ma anche 'l vagun per steie d' apres u l' è nan fol "
traduzione :
" la locomotiva è proprio una macchina intelligente e straordinaria ma il vagone che deve stargli dietro non è mica scemo "
Scrivo queste quattro righe per dovere di ricordo verso un vecchio amico di lavoro e percorso di vita scomparso da poco .
Il caro Franco Grosso da Murazzano è stato importante per me perchè abbiamo collaborato prorio nel settore e nel periodo in cui io iniziai la mia impresa come ditta individuale .
Ci siamo trovati in quegli anni del ventennio dall' 80 al 2000 ad avere a che fare con i medesimi clienti , le medesime persone , io che iniziavo e lui che era gia sul campo da almeno 15 anni prima di me .
Così gli argomenti in comune sono stati infiniti e la sua esperienza e intelligenza mi hanno aiutato tantissime volte in cui passavo a fine giornata al suo negozietto di ferramenta ed elettrodomestici per fornirmi e per fare il punto della situazione con tutte le problematiche dell' essere al servizio del pubblico .
Franco della ferramenta era senz' altro un paziente ascoltatore oltre che un grande fumatore e molte volte si stupiva della mia ingenuità con la gente di cui gli raccontavo .
Se ne usciva quasi sempre alla fine dei colloqui più o meno interessanti che fossero con qualche breve affermazione di filosofia spicciola ma valida e ristoratrice , un toccasana semplice e naturale , una di queste era :
" c'è la battaglia dei gatti caro mio "
Ci si scanna all' ultimo sangue uno contro l' altro e poi nessuno saprebbe dire per che cosa .
La sapeva gia lunga il buon vecchio Franco .